Foto Pino Miraglia
Il nuovo anno del teatro pubblico di Forcella ospita quattro spettacoli dedicati a Raffaele Viviani. Dopo il grande successo della Cantata dei Pastori con Peppe Barra, ad apertura del nuovo anno quattro spettacoli dedicati a Raffaele Viviani.
È dedicata a Raffaele Viviani la programmazione teatrale del Trianon nel mese di gennaio.
Dopo il grande successo di critica e di pubblico nel periodo natalizio che ha salutato il ritorno della Cantata dei Pastori con Peppe Barra, ad apertura del nuovo anno il cartellone, curato da Marisa Laurito, offre quattro spettacoli scritti o ispirati dal commediografo stabiese.
Continua così l’azione culturale della fondazione di Forcella di valorizzazione e di promozione del repertorio dell’autore al quale è peraltro dedicato il teatro, in particolar modo a favore del pubblico più giovane.
Si inizia venerdì 5 gennaio con il dittico di atti unici “‘O cafè ‘e notte e ghiuorno” (Caffè di notte e giorno) e “‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella” (Scalo marittimo), per il progetto Viviani per strada ideato e diretto da Nello Mascia (in scena fino a domenica 14 gennaio).
Seguiranno “Io, Raffaele Viviani”, spettacolo diretto da Antonio Ferrante (da giovedì 18 a domenica 21 gennaio) e “Sottovoce”, per la regia di Ernesto Lama (giovedì 25 gennaio).
Chiuderà questa rassegna vivianea “La musica dei ciechi”, progetto e regia di Gigi Di Luca (da venerdì 26 a domenica 28 gennaio).
Gli spettacoli vanno in scena alle 21 nei giorni feriali e alle 18 nei festivi.
Il Trianon Viviani si avvale del sostegno del ministero della Cultura, la Regione Campania (fondi ordinari e Poc 2014-2020) e la Città metropolitana di Napoli, con il patrocinio di Rai Campania.
Presentato in anteprima di stagione l’anno scorso, torna in scena il terzo capitolo del progetto Viviani, ideato e diretto da Nello Mascia e prodotto dal Trianon: i due atti unici “‘O cafè ‘e notte e ghiuorno” (Caffè di notte e giorno) e “‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella” (Scalo marittimo), scritti dal commediografo stabiese rispettivamente nel 1919 e nel 1918.
‘O cafè ‘e notte e ghiuorno è ambientato in una fredda notte d’inverno nel «caffè di terz’ordine» di don Alfonso. Per Mascia «l’atmosfera che vi si respira è un notturno gelido, che smentisce la retorica di una città ubriaca di sole, con i personaggi che vivono la loro tragedia esistenziale con tutto lo scetticismo, la fantasia e l’autoironia di cui è capace il popolo napoletano: si ride del folle scrittore che recita ad alta voce il copione improbabile che sta componendo; si ride del giocatore scalognato, del cameriere neghittoso e volgare e persino della famigliola dell’operaio disoccupato che ha deciso di trascorrere la notte nel caffè perché non ha più una casa che possa ospitarla».
In ‘Nterr’ ‘a ‘Mmaculatella ci troviamo al molo dell’Immacolatella, con il «transitrancheto» Washington che sta per salpare alla volta dell’Argentina con il suo carico di emigranti. In questo atto unico Viviani affronta il dramma dell’emigrazione, reso più drammatico dalla crisi economica e sociale originata dalla guerra, mettendo a fuoco quattro gruppi di personaggi: gli emigranti, poveri cafoni che hanno pagato caro il biglietto del viaggio, travolti da speculatori di ogni risma, belle energie costrette a disperdersi nel mondo; i passeggeri di prima classe, contro cui si accanisce lo sberleffo dell’Autore; poi ci sono «quelli che restano», perché costretti; e, infine, il sottoproletariato della gente del porto.
Con lo stesso Nello Mascia, che firma anche la regia, e la partecipazione di Giovanni Mauriello, nei due spettacoli saranno in scena Federica Aiello, Francesco Bellopede, Salvatore Caruso, Peppe Celentano, Francesco Del Gaudio, Angela De Matteo, Bianca De Matteo, Massimo De Matteo, Antonio Fiorillo, Antonio Maria Iorio, Pierluigi Iorio, Luca Lubrano, Roberto Mascia, Matteo Mauriello, Maurizio Murano, Serena Pisa, Ivano Schiavi e Federica Totaro.
La musica è eseguita dal vivo da Mariano Bellopede, che firma anche gli arrangiamenti e cura la direzione musicale, Francesco Del Gaudio (tromba), Paolo Forlini (batteria) e Davide Afzal (basso). Le scene sono di Raffaele Di Florio, i costumi di Annalisa Ciaramella, le coreografie di Ettore Squillace, le luci di Gianluca Sacco e il suono di Daniele Chessa. L’aiuto regia è Roberto Giordano.
Questo spettacolo, attraverso una accurata ricerca, vuol rappresentare i frammenti, tra i più significativi e a volte inediti, dell’intera opera vivianea con l’idea di far rivivere quel mondo di guappi, prostitute e amori che hanno da sempre caratterizzato la poetica dell’Autore.
Raffaele Viviani nasce a Castellammare di Stabia da una famiglia di umili origini. Le precarie condizioni economiche lo costringono ad allontanarsi dalla scuola e a frequentare persone poco raccomandabili. La sua adolescenza trascorre, come ci racconta lui stesso, tra «femmene, vino, juoco d’ ‘e carte, dichiaramenti e appicceche». In queste condizioni i giovani rischiano di finire in carcere, «senza pute’ asci’ chiù». La sua sensibilità, la sua intelligenza lo portano a riflettere e a fare un bilancio della sua vita. Ed è, a questo punto, che prende un sillabario e dice a se stesso «Rafele mio, fa’ tu!». Lo studio, la tenacia, lo porteranno a diventare uno dei più valenti autori del secolo scorso.
Il regista Antonio Ferrante porta in scena «il teatro di Viviani con il suo linguaggio popolare, aspro e violento, che ci trasmette sempre una leggerezza mai vista prima, una straordinaria integrazione di tecnica e di stile».
Gli interpreti sono Gigi Savoia, Lalla Esposito, Maurizio Murano e Francesco Viglietti.
Lo spettacolo è prodotto da Campania global entertainment.
“Sottovoce” è un bozzetto in prosa e musica dei più divertenti e commoventi personaggi vivianei, diretto da Ernesto Lama.
Articolato in cinque quadri, lo spettacolo si dipana tra altrettanti temi delle poetica dell’Autore: la festa di Piedigrotta, gli innamorati, il lavoro, i guappi e il varietà.
«In questo “Omaggio a Viviani” – spiega il regista – mettiamo anche in scena la morte, facendo trionfare la vita attraverso dei semplici ma efficaci cambi d’abito: la camicia bianca per esempio simboleggia le morti sul lavoro, o ancora le donne che diventano uomini con indosso una cravatta per simboleggiare la loro forza e al tempo stesso la loro grazia. Il mondo non è maschio, ma è femmina. E l’uomo è solo di supporto a questa splendida figura».
Con lo stesso Lama sono in scena Marina Bruno ed Elisabetta D’Acunzo, con il pianista Giuseppe Di Capua.
Sottovoce è prodotto da Mb concerti.
Scritta nel 1928, “La musica dei ciechi” è un dramma sulla condizione dell’emarginazione e della povertà, dello sfruttamento ma anche della difesa etica e morale dei più deboli.
«Questa messa in scena parte da Viviani per andare oltre Viviani – spiega il regista Gigi Di Luca –, per cercare connessioni con altri mondi musicali e con altre storie di fragilità e di diversità».
Lo spazio è vuoto, nudo, quasi a delineare una distanza incolmabile tra la presenza e l’assenza di una vita umana. In mezzo al nulla ecco i ciechi, i mezzi ciechi, gli emarginati, le anime parlanti accomunati da uno stesso destino, da un bisogno di aggrapparsi gli uni agli altri per sopravvivere.
«Non c’è speranza in loro, se non la ricerca dell’amore, della poesia che la tragedia della vita nasconde e sotterra sotto un velo di indifferenza – prosegue Di Luca –, ma c’è la musica che li trascina e li eleva a classe superiore e c’è il silenzio, che forse è, la vera musica dei ciechi».
Lo spettacolo è prodotto dalla Bazzarra e vede in scena Antonella Morea, Roberto del Gaudio, Lello Giulivo e Ivano Schiavi. Le scene sono di Maria Teresa D’Alessio e Michele Lubrano Lavadera, mentre i costumi sono firmati da Giovanna Napolitano. Le musiche sono curate da Mimmo Maglionico.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
Foto Pino Miraglia